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Sandro Giacomelli, re di San Martino

Quando si parla di Sandro Giacomelli il pensiero corre subito al Rallye di San Martino. La passione per i motori del pilota di Predazzo nasce e cresce con lo storico appuntamento trentino. Fin da bambino sono le macchine da corsa che sfrecciano a un passo da casa ad attirare la sua attenzione e, poco dopo, raggiunta l’indipendenza con il primo motorino, le gite sul Passo del Manghen diventano un appuntamento fisso con gli amici dell’epoca. “Per noi era il massimo a quei tempi!”, ammette ancora oggi, dopo tanti anni e altrettanti chilometri macinati su quelle strade testimoni della sua mitica carriera.

Gli anni da navigatore
Nel 1977, raggiunta l’età anagrafica per ottenere la licenza, il diciannovenne Giacomelli debutta nell’ultima edizione del vecchio Rallye Di San Martino come navigatore al fianco di Antonio La Forgia, amico fin dai tempi in cui i due giovani erano spettatori e sognavano di poter un giorno ricoprire un ruolo da protagonisti. “Ricordo che aspettavamo la gara da un anno all’altro per veder correre quei mostri sacri dell’automobilismo”. E quali emozioni percorrevano il cuore di un inconsapevole futuro pilota a quei tempi? “Sicuramente pensavo e speravo di potervi partecipare un giorno. Mi ricordo che fantasticavamo di prendere parte al Rallye… poi il sogno è diventato realtà!”. E le emozioni sono cambiate… “Sono state fortissime”, ricorda Giacomelli. “Vivere la gara, poter partecipare ed esserci insieme a tutto il mondo dei rally di allora, in mezzo ai grandi, era come toccare il cielo con un dito. Quando abbiamo cominciato il Rallye di San Martino era il Mondiale piloti, quindi una gara importantissima: andavi a provare e ti incontravi con personaggi del calibro di Sandro Munari e Walter Röhrl!”. Dall’esordio alle note al fianco dell’amico di sempre, trascorrono tre anni… “Quello che volevo veramente era diventare pilota un giorno, anche se all’inizio ho dovuto accontentarmi di fare il navigatore. Quando riuscivo però salivo sulla macchina dei miei, una Fiat 600, approfittando dei vasti spazi davanti a casa per scappare di nascosto a sgasare in campagna”.

Finalmente al volante!
È il 1980 quando Sandro Giacomelli passa al volante, in occasione del Rally Val Fiemme, a bordo di una 124 Abarth preparata quasi interamente in casa: “Una macchina bellissima!”. Al suo fianco questa volta è la moglie, Graziella Bolognani, anch’essa appassionata di motori e pronta a seguire il marito in questa avventura. “Era sicuramente un’esperienza molto bella da condividere in famiglia. Con lei accanto mi trovavo benissimo, abbiamo trascorso dei begli anni e fatto delle belle gare”. E quella maggiormente impressa nella memoria ancora una volta ha come cornice il mitico San Martino, nel 1996. “Fu una grandissima emozione che ancora oggi ricordo… Una sensazione così forte che non riuscivo nemmeno a gustarmi il momento, a capacitarmene e rendermene conto. La mia vittoria più bella in assoluto”. Il duo trentino prosegue assieme ancora per un paio d’anni, fino al ’98, quando un incidente (non di gara), costringe Graziella ad abbandonare il suo sedile di navigatore, impossibilitata da lì in poi ad indossare le cinture di sicurezza da corsa a seguito di una piccola lesione alla spalla.

Il Rallye negli anni
Sandro Giacomelli, veterano del Rallye di San Martino, presente in tutte le edizioni dal ’95 al 2011. Come è cambiato l’appuntamento trentino nel corso degli anni? “Sicuramente l’ho visto trasformarsi”, confessa il pilota della Val di Fiemme con un po’ di nostalgia dei tempi in cui la voglia di correre e l’entusiasmo bastavano per mettersi al volante. “Ci volevano anche i soldi certo, ma potevi correre quasi solo con la passione: la macchina la si preparava a casa mentre oggi siamo arrivati proprio agli eccessi. È tutto molto più esasperato di un tempo. La differenza sostanziale era che probabilmente, ancora quando si andava a provare, era già una gran festa, un gran bel vivere. Ti incontravi con i nomi famosi delle corse e ti fermavi a parlare con loro senza alcun problema: nessuno si tirava indietro, l’approccio era sicuramente più umano. Oggi è tutto un mordi e fuggi, i tempi sono controllati e tirati. È tutto troppo professionale”.

Sport prima di tutto
Ma il campione trentino, nonostante i tempi siano cambiati, non ha alcuna intenzione di abbandonare il campo. Nella vita di tutti i giorni cerca di non farsi mancare mai un po’ di allenamento visto che “dopo i 55 anni devi anche aiutarti, sennò…”. Palestra, bicicletta o sci di fondo nei mesi invernali, la giornata di Sandro Giacomelli inizia presto al mattino. “Alle 6.30 vado in ufficio, per sfruttare al meglio le prime ore quando non mi slitta la frizione e ingrano bene. Mi dedico al lavoro con orari normali nella mia officina e cerco di ritagliarmi sempre del tempo per tenermi in forma durante l’ora di pranzo, oppure alla sera o nei weekend, quando le giornate sono più lunghe. Gli sport faticosi sono sempre stati in generale la mia passione, ma mi piace anche la buona compagnia e fare delle belle mangiate!”.

Pochi consigli, tanta passione
Già, la buona compagnia, che fin da giovani ha unito con la passione comune per le corse i “ragazzi del San Martino”. “All’inizio sicuramente era il gruppo l’elemento cardine. Ora il fascino delle gare per me è costituito dalla possibilità di poter salire su macchine sempre più performanti e riuscire a guidarle. È diventata sopratutto una sfida con me stesso. Come in tutti gli sport se non ci metti impegno e tanta volontà non ce la fai. Devi continuare ad esserci, non puoi smettere per uno o due anni altrimenti penso sia dura ritornare sui propri passi. È questo che mi tiene sempre in contatto con il mondo delle corse”. Giacomelli, cresciuto con i rally nel sangue, che consiglio si sente di dare ai giovani che, come lui un tempo, sognano di diventare piloti? “È dura dare un consiglio al giorno d’oggi. Purtroppo o per fortuna i ragazzi oggi hanno tutto. È difficile dirgli non fare questo o fai quest’altro. Avvicinarli al mondo delle auto non è di per sé complicato, oltre al fatto che è comunque un investimento difficile da azzeccare, ma ci sono tante altre alternative”. Le passioni oggi si perdono in mezzo a un mondo che offre tutto e confonde… “Per questo credo che l’unico consiglio da dargli sia quello di provarci, se realmente c’è la volontà. Se vuoi qualcosa stringi i denti e vai avanti!”.

Una ricetta per stare in forma
Volere sempre il massimo d’altronde è il motto di Sandro Giacomelli, pilota e uomo molto preciso ed esigente, al volante come nella vita. “Ci provo, almeno. Ogni tanto penso a quando potrei smettere e mi dico che è arrivato il momento. Poi però mi confronto con gli altri piloti, anche con gli emergenti, e vedo che mi riesce ancora bene quindi continuo a rimandare... Ci pensavo proprio l’altro giorno: sono del 1956, a 56 anni smetto… Faccio questi discorsi ma poi in realtà mi dimentico e vado avanti. La verità è che le corse mi aiutano molto, a mantenermi in forma grazie all’allenamento e a scaricarmi. Se faccio tanto sport è anche perché voglio salire in macchina senza far fatica. Se uno ha lo spirito, la volontà e la passione correre fa sicuramente bene!”.
Passione che per ora rimane circoscritta al capofamiglia… “Mia figlia Giulia a 16 anni guidava già la mia Delta integrale e avevamo cominciato a girare assieme con il kart. Le piaceva molto e le suggerivo di dedicarsi seriamente così io avrei abbandonato il campo. Ma poi ha preferito concentrarsi su altre cose. Oggi lei ha 21 anni ma quello che continua a correre sono sempre io”.
E perché no, visto che l’ha sempre fatto così bene?

Autore
Nina Stefenelli
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